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Tuesday, November 3, 2009

Le Micromachine e la metafisica delle cose comuni

Il pensiero si ferma, ad un certo punto, accettando certe entità come fondamentali (che si chiamerebbero noumeni). La descrizione del reale diventa quindi la narrazione delle relazioni tra le entità fondamentali.
Il pensiero scientifico si distingue da quello religioso (teologico) perché finisce inesorabilmente per interrogarsi sulla natura stessa delle entità (temporaneamente) fondamentali. Il pensiero teologico difficilmente si avventura nella critica dei fondamentali, in quanto, per un assunto piuttosto arbitrario (l'identificazione del divino con l'umano), i fondamentali sono prestabiliti nei termini (tipicamente antiquati) di un linguaggio per ipotesi esatto.
Nel film "Constanine," il protagonista chiede a un personaggio di uscire dall'appartamento e chiudere la porta completamente, pena non riuscire a connettersi con qualche altra dimensione. Ma cosa vuol dire "chiusa?" Cos'è la "porta?" Queste domande non risalgono alla mente dei personaggi (e forse nemmeno in quella degli sceneggiatori e scrittori della storia). Nella realtà del film, la "porta" e l'"appartamento" sono entità fondamentali, privi di una struttura, incapaci di essere qualcos'altro. Poco importa se la porta viene da un legno tagliato in una foresta o in un'altra, o se qualcuno vi abbia inciso un cuore o un "666" sulla corteccia prima che l'albero venisse abbattuto. Allo stesso modo, "chiuso" è un concetto che si presta a parecchie variazioni: "chiuso a chiave" è più chiuso di "chiuso e basta"? Se la porta e il suo battente sono composti di atomi, possiamo definire in qualche modo il concetto di "chiusura?" In una interpretazione quantistica dovremmo davvero distinguere il "dentro" e il "fuori" ("O DENTRO O FORA! BASTA CHE TE XARI CHEA PORTA!!" diceva mia mamma esasperata)? Alla scala di Plank ha senso parlare di "porta" e "battente," o dovremmo vedere l'una solo in relazione all'altro e viceversa?
Ecco la domanda che tutti vi sarete fatti almeno una volta: cos'è una porta alla scala di Plank?
Insomma, siamo davvero sicuri che gli angeli e i demoni del film agiscano in una realtà le cui entità fondamentali sono le stesse dei personaggi terreni? Non so voi ma io non ci dormo la notte.
Ma sto temporeggiando. Cosa centrano le Micromachine?
Nel videogioco omonimo, un veicolo che usce dai bordi dello schermo perde un punto. Prima di far partire il gioco lo schermo è quella superficie dove vediamo immagini che mutano, quando il gioco parte vediamo una realtà in cui lo spazio e il tempo mutano in funzione della posizione sullo schermo della macchinina in testa alla gara. Siamo di fronte a una realtà alternativa con differenti entità fondamentali.
Questo, credo, è il motivo per cui, alla presentazione dell'idea del gioco, siamo colti dallo stesso tipo di sorpresa che si ha quando ci si approccia a una teoria fisica che sposta, o cambia, i fondamentali acquisiti del reale. Il nostro cervello viene sottoposto a un certo tipo di sussulto che fa cambiare il punto di vista. Da quel momento in poi la realtà sarà determinata dalla posizione dello schermo su un ambiente virtuale, per poi tornare, un po' meno saldamente, al reale fatto di porte, aperte o (esclusivo) chiuse, e di appartamenti. Nelle teorie fisiche, a volte, non si può tornare indietro così facilmente, o lo si fa accettando l'approssimazione che necessariamente il quotidiano ci impone.