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Tuesday, December 20, 2011

Un veneto in Veneto

Quando ero più giovane ero estremamente sensibile al "freschìn". Per quei pochi miliardi di persone che non lo sapessero, il freschìn è un sentore fastidioso che rimane avvinghiato a posate e bicchieri dopo che sono stati in contatto con del pesce, delle uova o del pollo crudi. Non è un vero e proprio odore, anche se deriva dalla presenza di trimetilammina a bassa concentrazione e produce una sensazione sgradevole direttamente nel cervello. Io ne ero quasi ossessionato e odoravo ogni bicchiere e posata prima di usarla, e li scartavo senza pietà per chi quelle posate aveva lavato in totale buona fede.
Chi è nato e vive in Veneto, vicino a Venezia in particolar modo, sa di cosa parlo e sta storcendo il naso in segno di disgusto, similmente a come qualcun altro potrebbe reagire al concetto di "limone" (il peggior nemico del freschìn, a proposito).
Ora però non soffro più se un bicchiere ha avuto qualche passata interazione con dell'azoto legato a dei gruppi alchilici. Dopo essere vissuto lontano dal Veneto, "freschìn" è diventata una parola vaga e quasi senza senso, a parte la definizione formale che ancora riconosco grazie all'apprendimento formale.
Quello che è successo potrebbe essere ascritto a una crescente insensibilità dei miei ricettori invecchiati, ma probabilmente non lo è, altrimenti non si spiegherrebbe come persone più anziane di me ne sono ancora suscettibili. Quello che è successo è che, avendo cambiato lingua per troppo tempo, quelle parole che erano solide sono diventate solo suoni, e i miei sensi si sono adeguati alla scomparsa dalla mia realtà di qualcosa di fastidioso. Non male dopo tutto fare a meno del freschìn.

Post Scriptum. Non pretendo che il contenuto di questo post sia rispondente alla realtà materiale, quindi se le informazioni quantitative qui sopra riportate fossero false, fatevene semplicemente una ragione.