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Thursday, May 9, 2013

La democrazia del WEB è demagogia

Si sente ripetere all'infinito che la democrazia rappresentativa è male, che i cittadini devono essere coinvolti nella presa delle decisioni, in una "democrazia diretta del web". Niente di male in questa affermazione. Peccato che la realizzazione di questo programma non è realisticamente possibile.

Il meccanismo è sempre lo stesso: quando qualcosa sembra evidente è il momento di approfondire e, di solito, si scopre che, tolta la patina superficiale, ci sono problemi che devono essere affrontati e che possono essere insormontabili.

Il problema nell'affermazione che apre questo post non è certo una delle più difficili da esaminare. Una delle caratteristiche che segna la differenza tra le società primitive e quelle meno primitive è la specializzazione degli individui, perché chi sapeva costruire gli strumenti per coltivare non aveva il tempo di dedicarsi alla caccia, e cose del genere. La specializzazione portò a migliorare le tecnologie tanto che la società ha cominciato a evolvere esponenzialmente. Oggi la sua complessità è tale che nessuno la può comprendere nella sua interezza. Le conseguenze delle azioni sono spesso imprevedibili visto che la complessità delle relazioni tra le varie componenti sfugge alla nostra capacità cognitiva.

Ora, chiedere a qualcuno opinioni su argomenti su cui non ha alcuna competenza è nella migliore delle ipotesi inutile, ma più probabilmente pericoloso. Il desiderio di partecipazione, la sensazione di diffusa democratizzazione, spesso pilotata dall'economia del consumo, la generalizzata e superficiale (perché non si sofferma ad approfondire) coscienza di sapere, portano a sopravvalutare, molto grossolanamente, le proprie capacità. Faccio un esempio personale. Anni fa mi sono occupato di combattere la riforma universitaria del ministro Moratti, che reputo ancora uno stupro di ogni decenza, insuperato dalla riforma Gelmini. Da lavoratore precario della ricerca italiana, vedevo nella ricerca una grande opportunità per l'Italia, forse l'unica. Poi però qualcuno mi ha fatto notare che formare scienziati di alto livello in un paese che non ha le infrastrutture per permettere l'innovazione, aumenterebbe l'emigrazione intellettuale. Pur essendo all'interno e considerandomi competente, non avevo colto tutta la complessità del problema.

Considerando anche il fenomeno di specchio, amplificato dal web (ovvero il fatto che qualunque opinione viene supportata nella rete e le persone tendono a confermare le proprie opinioni, più che metterle alla prova), una "democrazia del web" risulterebbe avrebbe due caratteristiche: 1) attirare un numero consistente di persone incompetenti e poco colte, in quanto sono quelle che pensano di sapere, 2) (come conseguenza) allontanare le persone di "buona volontà" e intelligenti (nel senso che sanno di non sapere). Questo aumenterebbe il rischio di una estremizzazione delle posizioni politiche, con possibili sbocchi totalitari.

La democrazia diretta esiste in Svizzera. Certo non è la democrazia del web. Ha regole molto rigide per indire i referendum e sfrutta il fatto che la società Svizzera è molto conservatrice, quindi quasi tutti i referendum falliscono. La popolazione non avrà mai le competenze necessarie per contribuire in modo costruttivo alla legislazione. Si muove inseguendo emozioni di base, non ha la visione complessiva, non pianifica a lungo termine (non che i nostri politici siano meglio, ma dovrebbero esserlo, non devono essere la fotocopia del popolo). Questa è la ragione principale per cui i movimenti populistici mi fanno di solito incazzare.

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